Partiamo di buon ora per addentrarci nella valle del elqui, posto magico con clima caldo tutto l’anno, cielo mai annuvolato tanto da avere più di un osservatorio astronomico e quello più grande turistico del Cile al suo interno.
Durante la prima attesa, cercando un pennarello nello zaino perdo i miei occhiali da sole, come un idiota li faccio cadere fuori dallo zaino senza accorgersene e partiamo su di una macchina lasciando un regalo ad un qualche sconosciuto (pochi sanno quanto questa cosa mi ha potuto far incazzare, ma si continua anche cosi, accecati dalla luce e con gli occhi socchiusi).
Lasciamo il freddo e umido della costa per passare agli oltre 25 gradi e al cielo limpido della valle, prima con una macchina e poi sul retro di un pickup ed infine con dei ragazzi raggiungiamo Pisco Elqui, paese che ha cambiato nome per far risaltare il fatto che qui si produce pisco e soprattutto che il pisco é cileno.
Nonostante il mio umore nero ed il caldo soffocante girovaghiamo in cerca della soluzione più economica per dormire, che risulta essere un campeggio a conduzione familiare, sulle rive del fiume, con tanti posti per grigliare ed accendere il fuoco.
Qui incontriamo una coppia di belgi che sta percorrendo il sud America in macchina. Viaggiano in due con i bagagli che occupano ogni spazio libero e per scusarsi di non averci potuto dare un passaggio quel pomeriggio ci offrono la cena, il fuoco, una bottiglia di vino e una di pisco da condividere parlando e conoscendosi. Noi contribuiamo con tutta la legna che avevano raccolto per il nostro fuoco e coi nostri stomaci.
Un discorso tira l’altro e tutto d’un tratto cui troviamo arrampicati su una montagna, nel pieno del buio a cercare di fotografare stelle, con mediocri risultati fari un po dall’ebbrezza e un po dalle luci della vicinissima città..
La notte passa freddissima, con molti momenti di tremiti dentro i sacchi a pelo perché lo sbalzo termico tra notte e giorno é di oltre venti gradi e non eravamo preparati a dover tirar fuori tutte le cose più pesanti che avevano a disposizione.
Il giorno dopo convinciamo i nostri due nuovi amici ad accompagnarci a cercare un campeggio selvaggio nella valle accanto e passiamo cosi una nottata lontano da luci, sotto le stelle, cucinando sul fuoco in una proprietà privata a libero accesso già abitata abusivamente da un ragazzo in tenda che parla solo inglese.
Dopo esser sopravvissuti di nuovo al freddo, questa volta eravamo più preparati, ci dirigiamo tutti e 4 verso Bahia Inglesa, attraversando il paese recentemente alluvionato di Copiapo. In questa regione piove poco, ma quando lo fa, lo fa per bene ed in 2 giorni é venuta giù acqua tale da far fiorire il deserto, distruggere un paio di città e interrompere un po’ di strade.
A Bahia Inglesa ci accampiamo sulla spiaggia, cosa poco legale ma permessa in Chile, cuciniamo ancora con un bel fuoco e al mattino, scalzi, uscendo dalla tenda, andiamo a bagnarci i piedi nell’Oceano per svegliarci. Il risultato é che ora sappiamo di fumo da lontano 10m, siamo un po’ sporchi, ma ricaricati dal contatto con la natura e dalla più mite temperatura della spiaggia.