Sucre, la union es la fuerza

Arriviamo a Sucre dopo una nottata in autobus, senza bagno ma con il riscaldamento. Scendiamo vestiti da montagna e pronti al freddo ma a poco sotto i 3000m non fa così tanto freddo e quindi zaino in spalla, fiato corto e occhi assonnati ci dirigiamo verso il centro città, alla ricerca di un posto dove dormire per questi giorni.
Mentre camminiamo una donna da un negozio e un ragazzo in strada ci bloccano, impedendoci di andare verso una strada pericolosa; proseguiamo quindi con questo ragazzo la strada verso il centro, approfittando di un breve giro turistico con descrizione e spiegazione che é quasi la festa di liberazione di Bolivia e per questo il presidente Evo Morales é in città per amministrare il paese da qui, dove nel 1809 fu lanciato il primo grido libertario del sud America.
IMG_20150522_070017Trovato l’ostello ci concediamo una doccia e un po di riposo dopo i giorni passati tra sterrati e deserti e nel pomeriggio iniziano ad esplorare la città, patrimonio dell’UNESCO.
La città non é grandissima, ospita circa 200 mila abitanti ed é naturalmente a pianta quadrata, gli edifici sono bassi e tendenzialmente bianchi, la differenza con Uyuni si vede subito visto che molte più persone sono abbigliate in modo europeo, nonostante la presenza delle donne coi vestiti tradizionali. Il traffico é congestionato, fin dal primo mattino e le macchine suonano ad ogni incrocio per essere sicuri che nessuno gli tagli la strada.
Approfittiamo della giornata dei musei aperti per un tour tra museo militare, del costume, delle maschere, la casa della libertà (che non visitarla é come andare in Italia e non visitare Venezia) e museo di san Francesco con visita alla campana che diede inizio alla liberazione dall’oppressione europea. Terminiamo le visite con la fiera del cioccolato. La sera incappiamo in un concerto di musica tradizionale in cui un gruppo chiamato TAWA propone proprie composizioni e classici boliviani (l’impressione é di essere in piazza castello con gli intillimani, ma fanno la loro scena, vestiti coi poncho suonando chitarre e fiati).
IMG_20150523_113035Il giorno seguente esploriamo il mercato centrale, dove é impossibile fotografare ma é uno spettacolo di donne in abiti tradizionali dietro a banchi che vendono da frutta e verdura, formaggio, a ogni tipo di carne, fino a dei veri e propri ristoranti ambulanti. Qui, assieme a degli amici polacchi di Gaia e dell’hostel movil, pranziamo.
IMG_20150523_132619Nel pomeriggio esploriamo un parco con una piccola tour eiffel e un mirador della città posto nel quartiere recoleta.
La città é molto bella e il popolo boliviano particolare ai nostri occhi, anche solo state fermo in una piazza ed osservare come si muovono, chi sono e cosa vendono gli ambulanti (spremute, succhi, frutta, granite, gelati, panini) é una esperienza interessante.

 

 

La domenica assistiamo ad una sfilata quasi infinita di scuole e bande davanti alla casa della libertà, dove pero non riusciamo a riconoscere il presidente nei banchi delle autorità.

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Pranziamo in una bettola con menu fisso, potendo cosi assaggiare dei piatti tipici come la zuppa di mani, una zuppa con pezzi di carne, patate e un cereale (il mani suppongo), il pollo dorado, pollo allo spiedo con riso e il mondongo, uno spezzatino di maiale con una salsa medio piccante e mais enorme, quello locale chiamato choclo, come contorno.

 

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