Ecuador, un altro pianeta

Arriviamo in Ecuador nella città di Cuenca e rimaniamo stupiti dall’ordine, dalla tranquillità, dalla gentilezza degli abitanti e dall’offerta culturale.

IMG 20150701 020015Andiamo però con ordine: effettuiamo il passaggio in frontiera la notte, scendendo dal pulman e facendo coda, mezzi addormentati con tutti gli altri passeggeri. Nel mentre solerti doganieri rovistano nei bagagli aprendo zaini e togliendo cose un po’ a caso, disturbando anche il sonno delle povere galline legate nel bagagliaio.
L’Ecuador chiede direttamente nel foglio da compilare in dogana per quanti giorni si vuole rimanere e senza battere ciglio gli operatori ce li concedono tutti e novanta. Il timbro di ingresso vince attualmente come miglior timbro: quadrato, blu brillante con al centro la data di ingresso arancione ed uno scarabocchio di firma in viola effettuato a mano dall’operatore.

IMG 20150701 160949La prima città dove arriviamo è Cuenca, tranquilla, ordinata, con wifi pubblico e musei gratuiti. Rimaniamo stupiti dal confronto con il mese appena trascorso in Perù, a partire dalla coscienza ambientale, ben pubblicizzata su numerosi cartelli in giro per le strade, che invitano a preservare il pianeta, riciclare ed usare gli abbondanti cestini dell’immondizia. Sugli autobus ci sono cestini per i rifiuti, il biglietto si paga entrando dalla porta anteriore ad una macchina automatica e l’autista non parte fino a quando tutti non hanno pagato, un balzo in avanti perfino rispetto alla mobilità pubblica italiana.

La moneta dell’Ecuador è il dollaro, istituito nel 2005, anche se un giorno, nei progetti, dovrebbe tornare la vecchia valuta. Troviamo difficoltà nell’adattarci all’uso soprattutto delle monete, non avendo mai maneggiato dollari ci pare strano che i 10cent siano più piccoli della moneta da 5cent, che la moneta da 25cent sia enorme (ci sembra strano che esista una moneta da 25 cent, in realtà, che complica ogni tipo di somma a cui siamo abituati).

IMG 20150701 205854IMG 20150701 164357Visitiamo il centro ed i numerosi musei gratuiti della città, uno dei quali proprio di fronte al nostro ostello (pachamama hostel) e la sera assistiamo ad un concerto di musica classica, gratuito anch’esso, della filarmonica di Cuenca, sponsorizzato dalla banca locale.

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Nel nostro secondo giorno di Ecuador proviamo a fare autostop, confortati dal fatto che il paese sembra pieno di auto private e dalle notizie ricevute dai nostri albergatori. Raggiungiamo l’uscita della città su una autostrada e li ci mettiamo ad aspettare. Non sapendo bene se sia legale o no ci preoccupiamo al passaggio di una volante della polizia che procede lentissima lungo la strada, ma loro, dopo averci abbondantemente superato fanno retromarcia (si, in autostrada), si avvicinano e ci caricano nel retro fino al terminal dei bus del paese successivo.
Passaggio dalla polizia -> Check!

Il secondo passaggio non si fa attendere più di un quarto d’ora, un pickup con due a bordo che vanno fino a Quito, la capitale, ma a cui chiediamo di lasciarci prima per poter raggiungere Baños de Agua Santa, una città molto turistica dalle acque termali, circondata dai vulcani e ad un passo dalla selva. Durante questo passaggio incorriamo in una manifestazione di una cinquantina di persone che bloccano per varie ore la strada, non una strada qualsiasi ma bensí la Panamericana, l’unica strada che unisce il nord con il sud del paese, creando kilometri di coda di camion da un lato e dall’altro. PANO 20150702 135130Apprendiamo così che qui la polizia non può fare nulla contro i manifestanti, ordine del presidente Correa che non vuole essere accusato di repressione. Impariamo da questo incontro diretto anche alcune cose sulla situazione politico economica del paese: l’Ecuador sta virando verso il socialismo per mano dell’attuale presidente, scontentando la parte ricca della popolazione (con ad esempio una tassa sull’eredità pari al 70%). I ricchi di conseguenza stanno cercando di ribaltare il governo, usando il loro potere nel far sembrare tutto una rivolta popolare.

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